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Le istanze delle Pmi tra appelli al governo e voglia di riscatto

di Nino Ciravegna

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29 settembre 2009

Alberto non va in vacanza e ha dimenticato il piacere di una cena al ristorante con la moglie.
Ale si è visto divorare interamente gli utili del 2008 dagli interessi passivi, Eugenio ha l'incubo per la puntualità con cui compare sulla scrivania il modello F24. E Arnaldo punta il dito contro i pagamenti, che arrivano «a babbo morto».

Storie di passione per l'azienda, storie di denuncia, ma soprattutto storie di chi, pur dovendo affrontare immense difficoltà in questo periodo particolarmente difficile, non ha voglia di arrendersi, anche se c'è chi ammette che «la voglia di continuare diminuisce parecchio».

Il sito online del Sole 24 Ore, all'inizio del mese, ha aperto il forum "Racconta come la tua azienda affronta la crisi": lettori e navigatori hanno scritto decine e decine di testimonianze ricche di passione, esperienze concrete delle difficoltà incontrate ogni giorno. E di appelli per una mobilitazione per salvare un patrimonio dell'intero paese: la rete di piccole imprese, fondamentale per lo sviluppo economico.

L'appello è al governo e alle forze politiche: chiedono investimenti in infrastrutture, aiuti alla ricerca, tasse meno esose. E tagli, grandi e radicali, alla burocrazia «che in tempi normali si può anche sopportare, ma in questo momento di crisi è odiosa e insostenibile».

Nessuno vuole arrendersi, ma in quasi tutti traspare la delusione di non avere risposte concrete «da chi avrebbe il dovere di aiutarci». In molti, la maggioranza, c'è anche la rabbia contro le banche, gli spread altissimi tra i tassi Bce e quelli applicati effettivamente, la richiesta di rientro immediato dei fidi: «In molti oggi sono in ginocchio per queste iniziative delle banche. Ci sarà qualcuno – si chiede Claudio – che paga per questo?».

Le banche quasi nemiche, i cinesi nemici tout-court: «I governi di sinistra e di destra hanno aperto alle importazioni cinesi – scrive Gianluca – dove la produzione è fatta senza rispettare i diritti umani, le tutele ambientali e le norme sulla sicurezza: come è possibile reggere la concorrenza?»

Denunce, rabbia, ma anche proposte: dazi antidumping alla Cina («molti economisti dicono di no, ma il mio istinto dice di sì»), investimenti, «tanti e subito» nelle infrastrutture da Terzo Mondo. E un impegno, sintetizzato da Claudio: «Il mondo è cambiato, sarebbe inutile sperare di tornare nella situazione pre-crisi: non bisogna aspettare la ripresa, vanno scoperte le nuove opportunità che si creano».

29 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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